Al giorno d’oggi il cinema è senza dubbio una delle più importanti realtà correlata alla passione per le arti: altro aspetta da non sottovalutare però, ma spesso considerato come un’attività “di nicchia” è il teatro. Lo stesso attore e il pubblico hanno acquisito con il tempo un’importanza maggiore e ben distinta, ma spesso le realtà teatrali vengono dimenticate dalla società che evita così di dare spazio a quello che è conosciuto come il recupero umano e culturale di questa arte che incide sulla comunicazione e che ha lasciato un segno indelebile nella storia d’Italia e non solo. Vi sono infatti opere storiche che non possono essere dimenticate, difficile certo parlare di “opere più belle” in modo assoluto, poiché come sempre incide in questo caso il gusto personale, il tocco dato dalla regia e l’interpretazione degli attori stessi. Ogni epoca ha il suo teatro e la sua rappresentazione, ma ci sono alcune opere che meritano di essere citate e scoperte, che siano opere italiane e straniere.

Aspettando Godot. E’ la più famosa opera teatrale di Samuel Beckett, scrittore e drammaturgo irlandese. E’ associata al teatro dell’assurdo e, come ci svela il titolo stesso, si basa sulla condizione dell’attesa: la prima rappresentazione dell’opera francese si tenne a Parigi nel 1953 al Théâtre de Babylone per la regia di Roger Blin. Beckett la tradusse nel 1954 donando all’opera un peso mondiale.

La locandiera. E’ la celebre commedia in tre atti firmata da Carlo Goldoni, che la scrisse nel 1753 e fu rappresentata per la prima volta al Teatro Sant’Angelo di Venezia. Racconta le vicende di Mirandolina, un’attraente donna che possiede una locanda ereditata dal padre, che diventa la vera rappresentazione di un teatro realistico. In un gruppo di personaggi che risultano alquanto fastidiosi per il pubblico, Mirandolina si trova a rifiutare Conti, Marchesi e Cavalieri per il bene della sua locanda, mostrando il suo forte senso pratico e la sua razionalità che si allontanano dal banale uso di seduzione.

Romeo e Giulietta. Non è solo una tragedia, ma LA tragedia nata dalla penna di William Shakespeare composta tra il 1594 e il 1596, una delle più note a livello italiano e mondiale. Un amore che si mescola alle vicende dei suoi protagoniste, conquistando un peso simbolico, dove l’archetipo dell’amore perfetto viene posto in scontro rispetto alla società.

Tutto su mia madre. Dal cinema (grazie a un geniale Almodovar) al teatro, per un’opera recente che sa emozionare gli spettatori. La buona riuscita di questa opera passa per le mani di Samuel Adamson (che la riscrive per l’Old Vic Theatre di Londra) e del regista italiano Leo Muscato che ha riunito i migliori interpreti tra i quali spiccano Elisabetta Pozzi, un’intensa mamma Manuela, e la geniale trans Eva Robin’s nei panni di Agrado.